GRUPPO DI LETTURA MAGGIO 2025
- Dindissima
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GRUPPO DI LETTURA MAGGIO 2025
Il gruppo di lettura is back! Ci siamo spostati su telegram. Contattateci per avere il link al gruppo, se volete partecipare alla prossima lettura. La votazione del nuovo titolo avverrà su telegram. Qui di seguito troverete i titoli scelti e la loro descrizione!
Vi aspettiamo!

Storia confidenziale dell'editoria italiana - Gian Arturo Ferrari
Chi racconta questa storia di scrittori e editori, stampatori e mecenati, talenti e miserie è stato un protagonista dell'editoria italiana del Novecento. Ha lavorato in case editrici medie e grandissime, si è occupato di patrie lettere e letterature straniere, soprattutto ha incontrato persone e cose, attraversato epoche, inventato collane, assunto e licenziato. Chi racconta somiglia abbastanza all'editoria italiana, elegante e iraconda, generosa e umbratile, colta e commerciale. Perché l'editoria, si legge in queste pagine, è figlia dell'intellettualità e del commercio, non appartenendo in fondo a nessuno dei due. E poi, annosa questione, sono gli editori capitani d'azienda? Esistono ancora come i primi trent'anni del Novecento ce li hanno consegnati? Chi racconta ricostruisce con passione e puntualità una storia che si suppone magmatica, casuale, con accelerazioni improvvise e sacche, costellata di invidie e affetti, rabbie e riconciliazioni, amori e antipatie. Chi racconta sa che attraverso l'editoria si può raccontare la storia d'Italia, quella tra le due guerre e quella degli anni di piombo, quella dei magnifici anni Ottanta e la più recente, quando i protagonisti sono forse meno eroici ma più inattesi. Con tono epico e comico, affettuoso e tagliente, con occhi distanti e nel contempo vicinissimi, Gian Arturo Ferrari ci accompagna nelle avventure umane e culturali degli uomini e delle donne che si sono occupati di scegliere come, quando e quali libri pubblicare in un paese in cui tutti scrivono e pochi leggono.

La mia vita come la vostra - Jean Grue
Jan Grue è appena diventato padre quando ritira dalla casa dei suoi genitori un intero scaffale di cartelle cliniche. Contengono la sua infanzia narrata dall’esterno, dai medici che gli hanno diagnosticato all’età di tre anni una patologia neuromuscolare e che da allora lo descrivono come un corpo difettoso con un futuro cupo e limitato. Un quadro molto diverso dalla percezione che Grue ha sempre avuto di se stesso e dalla vita che ha vissuto studiando ad Amsterdam e a San Pietroburgo, per poi specializzarsi nell’inclusiva Berkeley e diventare accademico a Oslo, trovare l’amore e avere un figlio. Questo libro è la ricerca di una lingua nuova che possa raccontare la sua storia e cosa significhi vivere in un corpo vulnerabile cercando di «imporre la propria volontà al mondo». È un confronto aperto, schietto e intimo con la propria fragilità e i propri desideri, contro gli stigmi sociali e le istituzioni che ai disabili sanno fornire solo sostegni strumentali, braccia o gambe surrogate per un surrogato di vita, un’esistenza pallida in una realtà rassegnata e senza sogni. È un memoir dirompente nella sua stessa forma ibrida, che intreccia liberamente ricordi poetici e riflessioni fulminanti, attingendo all’arte e al pensiero filosofico, alle intuizioni di Michel Foucault, Jorge Luis Borges, Joan Didion, alle visioni di Wim Wenders, ai versi di Mark O’Brien. Raccontando se stesso, Jan Grue scrive una penetrante meditazione sull’essere umano e ci porta a guardarci dentro, a riconsiderare i nostri limiti, le nostre insicurezze, e le risorse che ciascuno ha nel proprio «viaggio verso l’ignoto».

Giorno della liberazione - George Saunders
Nove racconti, nove mondi evocati attraverso voci che fanno emergere l’assurdo nella normalità e rivelano le prigioni fisiche, psicologiche e spirituali in cui sono rinchiusi i personaggi che li popolano. Ancorati a una visione delle cose che danno per scontata, bloccati in una condizione esistenziale rassicurante nella sua terribile immutabilità, tutti giungono alla “liberazione”, ovvero scoprono che la realtà è tutt’altro che stabile, acquisita e definibile. Nel lungo racconto eponimo, un gruppo di moderni schiavi senza memoria agganciati a una parete è costretto a esibirsi per il facoltoso padrone di casa e i suoi ospiti; in Lettera d’amore un nonno spiega al nipote come gli americani abbiano perso le loro libertà facendo piccole concessioni a un governo sempre più autoritario. In Elliott Spencer i derelitti della società vengono sottoposti al lavaggio del cervello, riprogrammati e sfruttati come manifestanti politici. L’indefesso lavoratore di un parco a tema sotterraneo (Ghoul) scopre la verità della sua condizione, su cui fino ad allora non si era mai fatto domande. Accanto a queste scene di ambientazione fantastica o distopica troviamo vicende più realistiche come quelle narrate ne L’audace mamma d’azione o La mia casa, inquietante storia di un’ossessione che si dimostra vana. Suggestioni diverse e apparentemente contraddittorie, le stesse che in fondo la vita ci propone, ci regalano una lettura imperdibile e sollevano interrogativi sempre più cruciali e incalzanti.

Tra animali e piante - Andreij Platonov
Platonov narra storie profondamente russe ma al contempo incentrate su temi universali: il diritto alla felicità, il rapporto tra uomo e natura, la forza interiore delle donne, i turbamenti erotico-sentimentali dell’“homo sovieticus”, l’innocente spontaneità dei più piccoli e la meschinità degli adulti, l’amore per gli animali... Questi racconti, dopo la pubblicazione in questa collana di “Čevengur”, confermano la bravura di Platonov tanto nelle forme più ampie quanto in quelle più brevi. «Nella sua complessa totalità l'opera di questo Maestro è stata definita come una sorta di rimprovero rivolto a noi - persone comuni con un linguaggio ordinario e idee ordinarie. Eppure, evitando conclusioni consolatorie, le sue storie coinvolgono il lettore in un'affettuosa condivisione delle gioie effimere, ma necessarie, delle sofferenze brucianti, ma inevitabili, della vita grazie a un narratore che al giudizio e agli insegnamenti preferisce l'empatia nei confronti dell'essere umano, accettato con tutte le sue paure, miserie e ingenuità. A questo punto è legittimo chiedersi: come può il lettore occidentale, non russo, comprendere il discorso intimo, doloroso, ironico del russo Andrej Platonov? La risposta viene offerta da uno dei suoi piú implacabili accusatori in un lungo saggio pubblicato nell'anno delle “grandi purghe”: “Platonov nelle sue opere offre sempre la piú ampia generalizzazione. Il mondo e l'essere umano sono il suo campo visivo. Scrive dell'infanzia in generale, della vecchiaia, della solitudine, della morte, della nascita, dell'orfanità in generale, dell'eterno problema del personale e del pubblico”» (dalla prefazione di Ornella Discacciati).

La briscola in cinque - Marco Malvaldi
La rivalsa dei pensionati. Da un cassonetto dell'immondizia in un parcheggio periferico, sporge il cadavere di una ragazza giovanissima. Siamo in un paese della costa intorno a Livorno, l'immaginaria Pineta, "diventata località balneare di moda a tutti gli effetti, e quindi la Pro Loco sta inesorabilmente estinguendo le categorie dei vecchietti rivoltandogli contro l'architettura del paese: dove c'era il bar con le bocce hanno messo un discopub all'aperto, in pineta al posto del parco giochi per i nipoti si è materializzata una palestra da body-building all'aperto, e non si trova più una panchina, solo rastrelliere per le moto". L'omicidio ha l'ovvio aspetto di un brutto affare tra droga e sesso, anche a causa della licenziosa condotta che teneva la vittima, viziata figlia di buona famiglia. E i sospetti cadono su due amici della ragazzina nel giro delle discoteche. Ma caso vuole che, per amor di maldicenza e per ammazzare il tempo, sul delitto cominci a chiacchierare, discutere, contendere, litigare e infine indagare il gruppo dei vecchietti del BarLume e il suo barista. In realtà è quest'ultimo il vero svogliato investigatore. I pensionati fanno da apparato all'indagine, la discutono, la spogliano, la raffinano, passandola a un comico setaccio di irriverenze. Sicché, sotto all'intrigo giallo, spunta la vita di una provincia ricca, civile, dai modi spicci e dallo spirito iperbolico, che sopravvive testarda alla devastazione del consumismo turistico modellato dalla televisione.

L'anniversario - Andrea Bajani
Si possono abbandonare il proprio padre e la propria madre? Si può sbattere la porta, scendere le scale e decidere che non li si vedrà più? Mettere in discussione l’origine, sfuggire alla sua stretta? Dopo dieci anni sottratti al logoramento di una violenza sottile e pervasiva tra le mura di casa, finalmente un figlio può voltarsi e narrare la sua disgraziata famiglia e il tabù di questa censura “con la forza brutale del romanzo”. E celebrare così un lacerante anniversario: senza accusare e senza salvare, con una voce “scandalosamente calma”, come scrive Emmanuel Carrère a rimarcarne la potenza implacabile. Il racconto che ne deriva è il ritratto struggente e lucidissimo di una donna a perdere, che ha rinunciato a tutto pur di essere qualcosa agli occhi del marito, mentre lui tiene lei e i figli dentro un regime in cui possesso e richiesta d’amore sono i lacci di un unico nodo. L’isolamento stagno a cui li costringe viene infranto a tratti dagli squilli di un apparecchio telefonico mal tollerato, da qualche sporadico compagno di scuola, da un’amica della madre che viene presto bandita. In questo microcosmo concentrazionario, a poco a poco si innesta nel figlio, e nei lettori, un desiderio insopprimibile di rinascita – essere sé stessi, vivere la propria vita, aprirsi agli altri senza il terrore delle ritorsioni. Con la certezza che, per mettersi in salvo, da lì niente può essere salvato.
Proposto da Emanuele Trevi al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione:«È una storia eccezionale, quella di Bajani, che infrange un vero e proprio tabù: nelle prime pagine del libro incontriamo il protagonista che ci racconta dell’ultima volta che ha visto i suoi genitori, prima di voltare le spalle per sempre alla sua famiglia, disgregata dalla violenza del padre-padrone e dalla muta, disperata sottomissione della madre. Per delineare un’immagine credibile di questo inferno domestico e della fuga senza ritorno del protagonista, il narratore ricorre alle risorse del romanzo per mettere ordine nei dati dell’esperienza, spiccando quel salto mortale capace di condurlo dall’informità del “reale” alla consistenza e alla leggibilità del “vero”. Ed è solo così che una vicenda singola si trasforma in uno specchio in cui tutti i lettori possono intravedere qualcosa che non conoscevano direttamente, eppure li riguarda. L’anniversario è un romanzo avvincente e originalissimo, che colpisce chi legge come un pugno nella testa e nella pancia. Bajani non sente il bisogno né di condannare, né di perdonare, e ci racconta quanto sia impervia e necessaria la via del riscatto.»

Ogni mattina a Jenin - Susan Abulhawa
Attraverso la voce di Amal, la brillante nipotina del patriarca della famiglia Abulheja, viviamo l'abbandono della casa dei suoi antenati di 'Ain Hod, nel 1948, per il campo profughi di Jenin. Assistiamo alle drammatiche vicende dei suoi due fratelli, costretti a diventare nemici: il primo rapito da neonato e diventato un soldato israeliano, il secondo che invece consacra la sua esistenza alla causa palestinese. E, in parallelo, si snoda la storia di Amal: l'infanzia, gli amori, i lutti, il matrimonio, la maternità e, infine, il suo bisogno di condividere questa storia con la figlia, per preservare il suo più grande amore. La storia della Palestina, intrecciata alle vicende di una famiglia che diventa simbolo delle famiglie palestinesi, si snoda nell'arco di quasi sessant'anni, attraverso gli episodi che hanno segnato la nascita di uno stato e la fine di un altro. In primo piano c'è la tragedia dell'esilio, la guerra, la perdita della terra e degli affetti, la vita nei campi profughi, condannati a sopravvivere in attesa di una svolta. L'autrice non cerca i colpevoli tra gli israeliani, racconta la storia di tante vittime capaci di andare avanti solo grazie all'amore.

Orbital - Samantha Harvey
Sei astronauti viaggiano in orbita attorno alla terra, nell'ultima missione da compiere a bordo della stazione spaziale prima che venga smantellata. Vengono dall'America, dalla Russia, dall'Italia, dalla Gran Bretagna e dal Giappone, e hanno lasciato le loro vite dietro di sé per osservare la terra muoversi sotto di loro. Li vediamo nei brevi momenti di intimità in cui ricevono notizie da casa, contemplano le loro foto, preparano pasti disidratati, dormono a mezz'aria in assenza di gravità. E soprattutto, siamo con loro mentre studiano il silenzioso pianeta blu, su cui scorre intensa la vita da cui sono esclusi.

Avviso ai naviganti - Annie Proulx
Quoyle vive a Brooklyn, sbarca il lunario facendo il giornalista, ha una moglie e due figlie. Una vita come tante, tra piccole gioie e grandi frustrazioni: finché, un giorno, viene licenziato dal quotidiano per cui lavora e riceve una telefonata dall'Alabama. È sua moglie, che gli consiglia di trovarsi un'altra donna e lo lascia solo, senza soldi e con le figlie da mantenere. Chiunque, davanti a due catastrofi di questa portata, si lascerebbe andare, tanto più se, come Quoyle, ha sempre vissuto di piccoli e grandi compromessi. E invece accade l'inverosimile. Ribellandosi a un destino che sembrerebbe già scritto, e facendo appello a un coraggio che ignorava di avere, Quoyle prende il primo traghetto per Terranova insieme alle figlie e va a stabilirsi in un paese coperto di neve quasi tutto l'anno, ai confini del mondo. Un luogo aspro ed estremo, che si trasforma nell'ultima occasione per ritrovarsi, e impossessarsi, forse per la prima volta, della sua vita.

Cartella clinica - Serena Vitale
Serena Vitale, autrice di libri sempre brillanti quanto rigorosi, torna in libreria con il racconto di una storia privata, familiare, in cui si incrociano ricordi e documenti. Nell'aprile del 1958 sua sorella Rossana, studentessa del Conservatorio e già valente pianista, inizia a guardarsi allo specchio con insistenza, preoccupata di avere gli «occhi storti» - quegli occhi che da sempre cerca di cavare alle bambole che le vengono regalate. «Voci» squarciano le sue notti: inesistenti quanto, per lei, implacabili. È l'esordio della «sindrome schizofrenica»: Rossana ha appena compiuto diciassette anni, Serena ne ha solo tredici. Il 24 settembre del 1961, a Roma, nell'ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà, Rossana viene trovata morta. "Cartella clinica" è il romanzo-indagine sulla malattia della sorella. Le prime manifestazioni di insania che i familiari non riconoscevano ancora come tali, i ricoveri, le cure, sempre più pesanti, dolorose: «Ad ogni ritorno la vedevo cambiata. Gli stessi lineamenti, ma come appiattiti, e i bellissimi occhi dilatati, senza luce. Sentii parole sconosciute: insulina, perfenazina, reserpina, clorpromazina. E poi, senza l'"ina" finale: lobotomia». Serena Vitale ricostruisce quegli anni con lucidità, guidata da un invincibile impulso alla ricerca: ripercorre le cartelle cliniche, le anamnesi di cui individua paradossi e contraddizioni, le incrocia con i propri ricordi di bambina: un maglione squarciato, le foto - quelle che la ritraggono, quasi sempre al pianoforte - in cui Rossana infila spilli negli occhi, le bambole accecate… L'alternanza di documenti e memorie ci consegna fatti a lungo tenuti segreti, talvolta rimossi. Romanzo e confessione, autobiografia e insieme racconto familiare in cui troviamo indimenticabili comparse (il nonno con le sue amanti, lo zio travestito da hawaiana, il padre violinista con le sue «stramberie»), mentre una domanda - dubbio di scrittrice, tormento di sorella - aleggia su tutto: «Ma io dov'ero?».
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